Confindustria vede un 2023 meglio del previsto

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Il prezzo del gas in discesa, l’industria manifatturiera che tiene e il turismo che tira ancora sono alcuni degli elementi che Confindustria indica come decisivi per un andamento in positivo dell’economia rispetto a quanto si preannunciava fino a poco tempo fa.

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Gas in discesa ma inflazione ancora su

L’inizio del 2023 si è contraddistinto per il prezzo del gas in netto calo, a 65 euro/mwh dai 114 di dicembre, ma pur sempre a livelli altissimi rispetto ai 14 del 2019. La prima parte dell’inverno mite e gli stoccaggi europei belli pieni hanno contribuito alla tendenza.

Il petrolio resta stabile sugli 80 dollari al barile (erano 81 a dicembre). Sebbene le Borse non siano partite malissimo, il costo del denaro continua a salire e a frenare gli investimenti. L’inflazione è ancora alta, sempre a doppia cifra, e continua ad erodere i risparmi degli italiani.

Industria ed export molto incerti

Il passo avanti dell’export italiano negli ultimi anni è innegabile, tuttavia l’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia hanno inciso notevolmente in questi ultimi mesi.

Il settore industriale manufatturiero fa segnare un +0,1, quanto basta per non perdere le speranze di un 2023 non così nero. Il terzo trimestre resta comunque molto negativo per l’industria con un -0,6%. Ci sono pochi ordini e le scorte sono in salita, quindi niente rimbalzo in vista.

Anche l’export è in chiaroscuro, con un andamento alquanto altalenante e un 2023 considerato non proprio brillante. Aciò si aggiunge la fiducia delle imprese in netto calo.

I timori della recessione sono ancora tutti lì, soprattutto per via dei rialzi dei tassi delle Banche Centrali. Finché non si torna ad una semi-normalità inflazionistica sarà difficile che smettano e allora la recessione è sempre dietro l’angolo.

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Bankitalia ha comunque già rivisto al rialzo le stime di crescita del Pil italiano a +0,6% rispetto allo 0,3% previsto ad ottobre. La speranza è che l’economia italiana sorprenda ancora e allora un mini-rimbalzo rispetto alle attese nefaste potrebbe concretizzarsi, spinto magari da riforme incisive, un’adeguata spesa dei Fondi del PNRR e una programmazione migliore della spesa pubblica.

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