Cos’è il decoupling e perché è importante

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Cos'è il decoupling e perché è importante

Il decoupling è un termine che è usato in inglese per indicare un “disaccoppiamento”. Prima della crisi Covid e della guerra russo-ucraina il decoupling veniva usato dagli scienziati per indicare una fase della transizione energetica (dai combustibili fossili alle energie rinnovabili) nella quale la crescita economica (del Pil) fosse del tutto scorrelata rispetto alle emissioni di CO2.

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Dopo la crisi Covid-19 e a seguito della guerra russo-ucraina c’è stata una crisi del commercio. Le “catene di approvvigionamento”, dette supply chain, sono venute a mancare. La globalizzazione si è rivelata un intralcio. 

Come? Questo lo vediamo tra poche righe. Per ora, basta sapere che a seguito dell’interruzione delle principali supply chain del pianeta, che molto spesso iniziano o finiscono in Asia, molte aziende occidentali hanno intrapreso una strada che porta al decoupling economico. In poche parole: riportare in casa l’intera filiera produttiva.

Possiamo dire quindi che esistono almeno due macro-categorie di decoupling: la prima riguarda il disaccoppiamento della crescita economica dai combustibili fossili (leggi transizione energetica), la seconda si riferisce al decoupling economico-finanziario che si basa sul disaccoppiamento delle relazioni economiche tra diverse parti del mondo, portando sostanzialmente alla nascita di blocchi geopolitici che coincidono anche con le aree di inizio e fine di determinate supply chain.

Decoupling della transizione energetica

decoupling energetico

Partiamo dal decoupling della transizione energetica. Come ormai tutti sanno, la transizione energetica è iniziata. L’obbiettivo, almeno per i Paesi del blocco occidentale, è quello di sostituire i combustibili fossili con fonti di energia pulita e possibilmente rinnovabile. 

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Per quanto servano ancora molti anni per disaccoppiare la crescita economica dall’uso di combustibili fossili (percentuale di crescita economica maggiore del tasso di crescita del consumo di combustibili fossili), la guerra iniziata dalla Russia in Ucraina, sta accelerando questo processo.

Le case automobilistiche hanno preso atto che “la transizione” sta avvenendo e si stanno riposizionando sul mercato delle auto elettriche. Ingenti investimenti “green” vengono fatti ormai ogni giorno in Europa come in Usa. In Italia, la guerra ha spinto il governo ad accellerare le pratiche per avviare nuovi progetti di produzione di energia rinnovabile, velocizzando di fatto i tempi della transizione e del relativo decoupling.

Una notizia interessante è sicuramente il fatto che in Europa, il tasso di crescita economica è già parzialmente slegato rispetto all’impiego dei combustibili fossili. Tuttavia il decoupling energetico non è ancora completato e necessiterà di ulteriori sforzi da parte dei governi per essere definitivo.

Il decoupling economico

decoupling economico

Il decoupling economico è il disaccoppiamento dei mondi produttivi occidentali con quelli del blocco asiatico o comunque non occidentali. Fino a poco tempo fa per produrre un’automobile in Europa bisognava importare i microchip, alcune componenti metalliche e tecniche dall’altra parte del mondo. 

L’occidente ha dovuto fermare le fabbriche quando “non arrivavano più i pezzi” dalla Cina (fabbrica del mondo), causa Covid, causa boom economico post-covid e causa guerra.

Una debacle per la globalizzazione. Una vittoria per chi da sempre, ha voluto “tenere” le produzioni in loco. Intel, produttrice di microchip (essenziali per le macchine, i computer e i telefoni) ha annunciato ingenti investimenti per realizzare una filiera europea dei chip. Si tratta di un “decoupling” rispetto all’Asia, da dove ci riforniamo di microchip.

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L’Europa vuole creare anche il suo servizio cloud europeo, le sue Gigafactory per le batterie elettriche e le sue “fabbriche di idrogeno”. Inoltre importanti progetti in campo nucleare, per produrre energia nucleare pulita in futuro sono in corso in Francia.

L’America, dal lato suo, applica un decoupling, fatto di meno dipendenza dai fornitori cinesi ed asiatici. Ma anche la stessa Cina, ha annunciato che d’ora in poi si concentrerà nella crescita dei consumi interni, rimpiazzando così la sua dipendenza dall’export. Ci vorrà tempo.

Il decoupling economico era solo questione di tempo. La globalizzazione senza regole si è spinta troppo oltre. Al primo vento di tempesta (COVID-19, guerre) si è rilevata un fallimento. Ma sopratutto un rischio, sopratutto per gli europei.

Si va delineando un mondo bipolare. Con l’occidente da una parte, che andrà a costruire una propria filiera interna di produzione che permetterà di sostituire gradualmente e ampiamente l’attuale sistema delle supply chain.

Dall’altro lato probabilmente faranno lo stesso. Meno interdipendenza economica rispetto ai tempi che furono. Questo è il decoupling!

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