Nella prima parte del 2022 l’economia della Sardegna ha continuato a crescere, proseguendo il recupero dei livelli pre-pandemici e beneficiando anche del sostanziale azzeramento delle restrizioni alla mobilità. Secondo le stime basate sull’indicatore trimestrale dell’economia regionale della Banca d’Italia (ITER), il prodotto della Sardegna sarebbe aumentato di circa il 5 per cento nei primi sei mesi dell’anno rispetto al periodo corrispondente del 2021, una variazione poco inferiore a quella del Mezzogiorno e alla media italiana.
Alla crescita avrebbero contribuito soprattutto i servizi, grazie alla dinamica positiva del turismo, e le costruzioni, la cui attività è stata trainata dalle favorevoli misure fiscali. Il quadro congiunturale nel resto dell’anno è atteso in rallentamento, per il dispiegarsi, in maniera più incisiva, degli effetti del forte aumento dei prezzi energetici e per l’incertezza sull’evoluzione del conflitto in Ucraina.
I dati riportati da Etribuna.com le imprese sarde siano cresciute con intensità diversa in base al settore, con l’industria in moderato aumento e i servizi a fare da traino, grazie anche all’ottimo andamento del comparto turistico spinto sia da turisti italiani che stranieri. Sul fronte occupati la Sardegna ha recuperato i livelli del 2019 e nei primi otto mesi dell’anno sono stati registrati circa 1.500 contratti in più al netto delle cessazioni rispetto al 2021, grazie all’aumento dei contratti a tempo indeterminato con il risultato di un calo anche della disoccupazione. È inoltre proseguita la crescita dei prestiti concessi al settore privato non finanziario e le giacenze nei depositi bancari delle famiglie e delle imprese residenti in Sardegna hanno continuato a crescere nettamente.
Perchè conta
Nonostante i venti di crisi annunciati un po ovunque la Sardegna ha potuto contare su un’economia resiliente, trainata sopratutto dal boom del turismo che ha toccato nuovi record anche negli aeroporti. Il problema rimane la diseguaglianza in termini infrastrutturali con il resto del Paese, l’alto costo dell’energia, l’assenza di programmazione turistica al di fuori dei tre, quattro mesi estivi e la dimensione ridotta delle realtà imprenditoriali.
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