I razzi a fusione nucleare di un’azienda potrebbero farci uscire dal Sistema Solare, presto realtà.

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La società inglese Pulsar Fusion ha ricevuto finanziamenti anche dall’Agenzia spaziale britannica per aiutarla a sviluppare “sistemi di alimentazione integrati basati sulla fissione nucleare per la propulsione elettrica”, come riportato da un comunicato stampa esclusivo ricevuto da IE (https://interestingengineering.com/) via e-mail.

La società collaborerà anche con le Università di Cambridge e Southampton, e persino con Nuclear AMRC per realizzare ipertecnologici razzi a tecnologia “green” in grado di funzionare con la fusione nucleare (la stessa che avviene nel sole). L’azienda non si schernisce e afferma che “la fusione nucleare può essere la risposta alla crisi energetica, ma è anche la risposta alla gestione dei satelliti in orbita, oltre che all’esplorazione dello spazio profondo…”

Lo stato dell’arte

Sempre IE riporta come “Pulsar ha costruito e testato i più potenti motori di propulsione elettrica in Europa“, come riferito dal dott. James Lambert, responsabile delle operazioni di Pulsar.

“La combinazione di questa parte del nostro portafoglio di propulsione con la tecnologia dei reattori a fissione nucleare si adatta perfettamente alle competenze dell’azienda e sono lieto che questo sia stato riconosciuto dall’UKSA. Il progetto ci aiuterà a costruire relazioni e raccogliere dati importanti che contribuiranno alla nostra ambizioni a lungo termine per la propulsione a fusione nucleare”.

Pare inoltre che Pulsar Fusion abbia ricevuto finanziamenti dal governo del Regno Unito nel settembre dello scorso anno con la finalità di aiutare l’azienda nello sviluppo dei suoi Mach-7 Hall Effect Thruster, o HET, motori satellitari al plasma, che sono in grado di raggiungere velocità di scarico delle particelle di 20 chilometri al secondo. L’azienda ha inoltre l’obbiettivo di effettuare test in orbita sui suoi motori nel prossimo futuro.

Perchè conta?

Molte innovazioni tecnologiche “spaziali” sono poi tornate utili sopratutto quaggiù sulla terra. La corsa allo spazio che portò alla “conquista della Luna” portò con se una serie di scoperte tecnologiche che consentirono un boost industriale senza precedenti nella storia umana.

Per molti anni, soprattutto in seguito alla caduta dell’Unione Sovietica, non c’era più bisogno di vera competizione tra le potenze mondiali. Anche perché ne era rimasta solo una: Gli Stati Uniti d’America che non vedevano più necessario investire grandi somme di denaro pubblico per sostenere la Nasa in nuove eccitanti missioni.

Tanto che ultimamente la Casa Bianca ha “appaltato” quasi tutta l’innovazione spaziale a soggetti privati come Elon Musk. Jeff Bezos e Richard Branson completano il cerchio dei miliardari che si sono dati allo spazio. Ma in tutto il mondo occidentale, negli ultimi anni, la corsa allo spazio è diventata un nuovo must.

L’Italia è in prima linea sia con soggetti di grosse dimensioni sia con nuove aziende piccole ma innovative. La competizione è tornata per via della Cina e nessuno vuole restare indietro. Adesso tante compagnie private, come appunto l’inglese Pulsar, stanno investendo in concetti spaziali. 

L’idea di creare energia dalla fusione nucleare “pulita” non è la prima volta che viene in mente agli scienziati e l’obiettivo è raggiungere qualcosa di realistico entro il 2050. Pulsare vuole puntare sullo spazio, ma produrre energia pulita in grandi quantità, come la fusione nucleare permetterà, consentirebbe non solo di andare nello spazio profondo ma anche (e soprattutto) di ottenere energia in grandi quantità e a basso costo per i consumi umani sulla terra. Quella sarebbe una vera rivoluzione verde.

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