In Europa: i prezzi stanno aumentando e i salari stanno diminuendo

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In Europa i prezzi stanno aumentando e i salari stanno diminuendo
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C’era da aspettarselo ma non in questi termini. A ricordarcelo è un articolo comparso su Le Monde, importante quotidiano francese che mette in guardia sui salati che invece di aumentare diminuiscono e sui prezzi che, complice l’inflazione energetica, salgono a dismisura.

Nel report si legge come l’Italia sia poi il Paese europeo più colpito dal calo del potere d’acquisto e di come il nostro paese abbia performato il calo dei salari più accentuato di tutti i Paesi del G20. Tra i dichiaranti di redditi troviamo solo il  26% che ne dichiara cifre oltre i 30.000 euro all’anno. Questi ultimi sono tra l’altro quelli che si fanno carico di pagare la maggior parte delle tasse che servono poi per far funzionare i servizi pubblici.

Da un estratto dell’articolo comparso su Le Monde riportiamo: 

Al piano terra della Banca Centrale Europea (BCE), in uno degli enormi e cavernosi atri della torre di quarantun piani che domina la parte orientale di Francoforte, in Germania, i membri del sindacato Ipso hanno affisso un poster: “Una perdita del 7,5% nel potere d’acquisto. Possiamo fare meglio di così! I circa 4.000 dipendenti dell’istituto monetario protestano contro l’aumento salariale loro offerto di solo il 4%, mentre l’inflazione nel Paese supera ormai l’11%.

Ironia pungente che questa situazione di stallo tra sindacati e datori di lavoro sia proprio nel cuore della BCE… Nella stessa torre, il suo presidente, Christine Lagarde, ha avvertito, giovedì 15 dicembre, dei rischi di un aumento eccessivo delle retribuzioni in tutta la zona euro. “[Prevediamo] che i salari salgano ben al di sopra della loro media storica, il che farà aumentare l’inflazione per tutto il nostro periodo di previsione [triennale]. »

La preoccupazione della BCE è che si sviluppi una spirale salari-inflazione simile a quella degli anni ’70: i prezzi salgono, il che spinge i dipendenti a chiedere salari più alti, il che costringe le aziende ad alzare i prezzi per compensare la perdita di profitto, il che provoca ancora più inflazione… La verità è però che, come il personale della Bce, questa spirale è ben lungi dal concretizzarsi.

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Scioperi in tutta Europa

L’Italia per ora non è stata interessata da grandi scioperi. Ma nel resto d’Europa, in particolare in Francia e Inghilterra si sono verificati malcontenti popolari. I cittadini europei hanno subito, nel giro di un anno e mezzo, un calo del potere d’acquisto senza precedenti.

Proprio secondo la BCE, i redditi stanno aumentando fino al 4,5% nel 2022 e fino al 5,2% l’anno successivo ma con un inflazione media dell’8,4% nel 2022 e del 6,3% nel 2023. Non è prevista una spirale salari-inflazione ma il dato di fatto è che i cittadini di tutta Europa sono realmente più poveri rispetto a pochi mesi fa.

La Francia, secondo dati Indeed, perde solo il 2,4% del potere d’acquisto mentre l’Italia è la peggiore con un calo stimato in un -8,5%. Quasi un decimo di potere d’acquisto perso.

Il Belgio il 16 dicembre è stato teatro di scioperi organizzati dai sindacati per richiedere:

  • aumenti degli stipendi;
  • meno tasse sul lavoro;
  • stop ai rincari energetici.

In Germania, per placare gli animi ed evitare disordini sociali, il governo ha permesso una detassazione fino a 3.000 euro per i bonus erogati ai dipendenti da ottobre 2022 e fino a tutto il 2024. Una misura simile a quella dei “fringe benefit” italiana. Si sono concordati aumenti dei salari per far fronte all’inflazione ma non è chiaro come tutto questo possa tenere alta la competitività industriale tedesca.

In Spagna gli scioperi si sono concentrati sui trasporti. Un sindacato che rappresenta i dipendenti di Aena, la società che gestisce gli aeroporti spagnoli, ha proclamato uno sciopero per le date del 22, 23, 30 e 31 dicembre, e anche per il 6 e l’8 gennaio 2023.

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In Regno Unito le cose non vanno meglio, anzi. In dicembre c’è stata una vera e propria ondata di scioperi che hanno interessato tutti i settori pubblici e non solo. Persino gli infermieri e i dipendenti del sistema sanitario pubblico hanno scioperato per la prima volta, creando forti disagi alla popolazione.

La situazione in Italia

Per ora niente scioperi nel Bel Paese, nonostante sia tra quelli più colpiti dall’inflazione e dalla perdita netta di potere d’acquisto dei salari. Ci sono stati aumenti salariali minimi in molti settori, come l’edilizia che ha visto un nuovo contratto da +3,3% e il settore pubblico con un +9,3%. Nel settore della distribuzione moderna organizzata e cooperazione (commercio) si è provveduto ad un aumento da 350 euro lordi erogati nei primi mesi del 2023 in attesa di un nuovo contratto vero e proprio.

L’Italia sconta anni di bassa crescita della produttività che, per forza di cose, non può garantire una crescita “reale” in valore dei salari. Solo pensionati e dipendenti pubblici hanno avuto aumenti “adeguati” ma sempre sotto l’inflazione. Gli altri settori provvederanno a nuovi contratti probabilmente già dal 2023, ma se non aumenta la produttività delle imprese è difficile andare a “redistribuire” guadagni e soldi che semplicemente non ci sono. 

È verosimile che gli italiani finora abbiano fatto ricorso ai risparmi messi da parte negli anni del Covid e non si stiano ancora lamentando più di tanto. Il welfare è ancora molto elevato e quando non arriva quello pubblico, subentra quasi sempre quello locale e familiare. Un pò di tempo “extra”, che serve al governo per implementare misure nuove a sostegno delle imprese, del lavoro e delle famiglie.

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