Il 21 giugno 2022 è da segnare come una giornata storica, per Di Maio e per il Movimento 5 Stelle. A seguito di una serie di prese di distanze reciproche sopratutto sul posizionamento dell’Italia rispetto al conflitto ucraino, il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, in quota grillina, lascia i Cinque Stelle per fondare un suo gruppo politico: Insieme per il Futuro.
Il Manifesto di Insieme per il Futuro nelle dichiarazioni di Di Maio
Come riportato da Repubblica, Di Maio lascia il Movimento 5 Stelle, comunicandolo con una dichiarazione ufficiale dove afferma “Dovevamo scegliere da che parte stare della storia. I dirigenti del Movimento hanno rischiato di indebolire l’Italia, di mettere in difficoltà il governo per ragioni legati alla propria crisi di consenso, per recuperare qualche punto percentuale, senza neppure riuscirci. La guerra non è uno show mediatico, è da irresponsabili picconare il governo”.
class="wp-block-heading">L’ultimo saluto ai 5 Stelle e la nascita di Insieme per il Futuro
Luigi Di Maio trova il tempo per un ultimo e definitivo pensiero e saluto ai 5 Stelle con un: “Grazie al Movimento per quello che ha fatto per me, ma da oggi inizia una nuova strada”, e poi il lancio del nuovo gruppo e forse partito: “Lascio il Movimento, è una scelta sofferta che non avrei mai pensato di fare”. Continuando “Da oggi inizia un nuovo percorso. Per costruire un futuro servono soluzioni e idee realizzabili. Per avere un modello vincente da nord a sud abbiamo bisogno di aggregare le migliori capacità e talenti. Perché uno non vale uno”.
Insieme per il Futuro
Insieme per il Futuro, secondo Di Maio è “…una forza politica che non sarà personale”, nella quale “non ci sarà spazio per odio, sovranismi e populismi” chiudendo con “Da domani il Movimento non è più la prima forza politica in Parlamento”.
Nel nuovo gruppo parlamentare entrano almeno 45 parlamentari, già ribattezzati i dimaiani.
Conclusione
I dati sopra riportati sono cruciali nel trarre almeno due conclusioni. La prima che la politica italiana risulta essere parecchio instabile e i movimenti politici ambigui complicano molto le cose anche tra l’opinione pubblica.
La seconda conclusione è che la politica dei No, dell’odio sociale e della balcanizzazione delle opinioni in fazioni da stadio finiscono solo per nuocere tutta l’Italia.