Perché le sanzioni alla Russia dovrebbero convincere Putin ad interrompere la guerra?

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Vladimir Vladimirovic Putin indossa sempre un orologio che costa l’equivalente di qualche anno del suo stipendio ufficiale di presidente della Federazione Russa.

Qualcuno potrebbe pensare che il presidente russo si sia arricchito facendo il Presidente della Russia. Ma non con il suo stipendio, bensì con soldi di provenienza “ignota”. Così almeno, alcuni buontemponi pensano.

Putin, si dice che possieda ville milionarie. Anzi miliardarie. Dal Mar Nero fino alla soleggiata Spagna. Ma in molti si chiedono, come potrà “godersi” questi beni se non sta in pace con l’occidente? Che senso ha avere delle case e non poterci stare? La stessa cosa vale per molti oligarchi russi. Bisogna dire che hanno gusto.

Ville in Sardegna e in Costa Azzurra, Yacht luccicanti che solcano i mari di mezzo mondo, investimenti finanziari, partecipazioni, gioielli, oro, sono davvero tante le cose che i ricconi made in Russia oggigiorno sono costretti a rinunciarvi per via delle sanzioni imposte dal blocco dei Paesi Occidentali.

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Petrolio e Gas: 1 miliardo al giorno

Ammonta ad oltre 1 miliardo al giorno (con i prezzi di febbraio 2022) la cifra che la Russia, o meglio le società russe del gas e del petrolio, incassano dalla vendita delle materie prime più famose della Russia. Dalla Siberia partono ogni giorno quantità enormi di gas e petrolio che riforniscono sia l’Europa che l’Asia.

Mettere ulteriori sanzioni all’export russo di gas e petrolio comporterebbe sicuramente un grave danno per l’economia russa, ma al momento, anche per molti Paesi occidentali, Germania e Italia in primis.

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Chi scrive, non pensa che le sanzioni possano davvero far cambiare idea a Putin. Anzi, la reazione sembrerebbe di un’ulteriore chiusura a riccio della Federazione Russa, che parrebbe volersi svincolarsi del tutto dall’occidente, chiudendosi ad esempio nella sua RusNet, l’intranet russa, privilegiando gli scambi commerciali in valute diverse da euro e dollaro, cooperando maggiormente con partner come la Cina e la Turchia piuttosto che l’Unione Europea e gli USA.

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