L’aumento del prezzo del petrolio (+4% al momento) è una nuova fonte di preoccupazione nei mercati, ma anche nelle menti degli automobilisti, che da mesi convivono con prezzi del carburante ai massimi storici. Ma come mai?
Attualmente il prezzo dell’oro nero non è influenzato dal conflitto in Israele, sebbene in prospettiva possa andar ad incidere sulle dinamiche di prezzo qualora la tensione si spostasse in direzione Iran, ma sconta l’inasprimento delle sanzioni USA contro la Russia per il conflitto in Ucraina.
La scelta USA
Le sanzioni sono determinanti nel far diminuire, almeno in prospettiva l’offerta di petrolio. Meno offerta, prezzi in alto. La cosa non conviene agli USA, alle prese anche loro con l’inflazione ma è uno dei prezzi da pagare dell’invasione di Putin all’Ucraina. La guerra è finanziata anche e sopratutto dall’enorme surplus finanziario che la Russia genera tramite la vendita delle sue materie prime, dove spiccano gas e petrolio, appunto.
Petrolio in aumento: I fatti e le conseguenze
L’aumento prezzo del petrolio è, senza dubbio, una delle parole d’ordine dell’attuale scenario economico. E non è un fenomeno casuale. Gli USA hanno adottato una mossa audace, imponendo le prime sanzioni ai proprietari di petroliere che trasportano petrolio russo a un costo superiore al limite di prezzo fissato dal G7. Con un limite di 60 dollari al barile, questo tentativo mira non solo a disciplinare il commercio, ma anche a punire Mosca per la sua invasione dell’Ucraina.
Un altro fattore da considerare: la Russia non è solo un attore minore nel gioco petrolifero. Essendo il secondo produttore mondiale di petrolio e un massiccio esportatore, qualsiasi azione che compromette le sue spedizioni ha potenziali ripercussioni globali. In particolare, il controllo più rigoroso degli Stati Uniti sulle esportazioni russe potrebbe tradursi in una diminuzione dell’offerta. In un momento in cui la domanda è forte, questa restrizione potrebbe alimentare ulteriori aumenti dei prezzi.
E, parlando di domanda, l’OPEC offre una prospettiva interessante. L’organizzazione ha conservato le sue previsioni sulla crescita della domanda globale di petrolio, sottolineando segnali positivi da un’economia mondiale che ha dimostrato resilienza. Ancora più significativo è il fatto che prevede un rafforzamento della domanda dalla Cina, che è nientemeno che il più grande importatore di petrolio del mondo. Questo equilibrio precario tra una potenziale restrizione dell’offerta e un aumento della domanda porta a una sola conclusione logica: i prezzi del petrolio sono destinati a crescere.