Si chiama Selvaggio Blu, ed è il percorso trekking più impegnativo esistente in Italia. Si trova in Sardegna, nel Golfo di Orosei, e permette di vedere panorami mozzafiato, mentre si percorre un cammino fatto di scalate, calate con le corde e camminate in mezzo alla natura selvaggia tipica di questo angolo di Sardegna. Continua a leggere.
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Golfo di Orosei e trekking
Selvaggio Blu è il percorso di trekking ideale per tutti gli appassionati di trekking che si ritrovano nelle zone di Orosei. Non solo spiagge dunque, ma anche percorsi per veri escursionisti, amanti della natura, dell’aria aperta, della montagna e al contempo del mare. Selvaggio Blu.
Due parole, che racchiudono l’essenza di questo trek, considerato tra i migliori e più impegnativi d’Europa. L’unicità dei paesaggi, il contrasto tra mare e montagna, tra il blu profondo delle acque mediterranee e il verde/grigio del Supramonte di Baunei rendono il trekking Selvaggio Blu un’esperienza unica ed emozionante.
Alpinisti, ma anche più semplici escursionisti provenienti da tutto il mondo, si affidano ogni anno alle guide esperte del luogo per percorrere il Selvaggio Blu. Quando ci si aspetta tanto da un’esperienza, in genere si rimane delusi. Ma questo non è il caso del Selvaggio Blu, che riesce sempre a superare le aspettative di chi si cimenta in questo avventuroso percorso.
Niente case, difficile incontrare qualcuno, solo natura, natura e paesaggi. In un susseguirsi di lecci, ginepri, rocce con lo sfondo del mare, profondo blu, sempre pronto a regalare suggestioni indimenticabili.
Storia

Fin dal 1963, Peppino Cicalò iniziò a percorre le vie che oggi fanno parte del percorso selvaggio Blu. Partendo addirittura da Fonni, in pieno Gennargentu, Cicalò si dilettava nel completare nuove vie di trekking, probabilmente fino a quei tempi poco battute dall’uomo, fino ad arrivare nella zona di Punta La Marmora a Baunei.
Qualche anno più tardi Peppino conobbe a Firenze Mario Verin, con il quale in seguito elaborò il percorso originale del Selvaggio Blu.
Furono i scalatori Alessandro Gogna e Maurizio Zanolla, nel 1981 a “inaugurare” la via originale del percorso di trekking più famoso della Sardegna, da Cala Luna a Baunei, quando ancora non si chiamava Selvaggio Blu. Ma ancora non è tutto.
Infatti, fu solo nel 1987 che i “padri fondatori” Peppino Cicalò e Mario Verin, iniziarono il percorso di esplorazione da Santa Maria Navarrese per andare da Pedra Longa a Cala Sisine. L’escursione si rivelò estrema. La macchia mediterranea era ovunque, bisognava scegliere dove passare, cercando di fare scelte che fossero agevoli anche per altri escursionisti in futuro. Si aprì per la prima volta una via “ufficiale” del Selvaggio Blu.
Nel 1988 Peppino e Mario tornarono lì per completare il percorso che porta fino a Cala Sisine e lo chiamarono “Selvaggio Blu”. Di lì a poco a parlarne furono le riviste specializzate nel settore e l’attenzione, cadde anche negli sguardi lungimiranti del Sindaco di Baunei che lo volle come percorso ufficiale, regolarmente tracciato e con tanto di guide locali ben addestrate.
Chi può partecipare al trekking “selvaggio”
Selvaggio Blu, è un percorso particolarmente impegnativo, e i partecipanti devono essere escursionisti con alle spalle una buona dose di allenamento e preparazioni. Camminare con uno zaino di circa 12Kg per lunghi percorsi deve essere messo in conto, oltre che avere esperienza nell’orientarsi e nel resistere a svariate ore di impegnativa attività fisica.

Luoghi
I luoghi, dove viene praticato l’avventuroso percorso del Selvaggio Blu, sono ubicati nel territorio del comune di Baunei, nel golfo di Orosei. L’Ogliastra e il Supramonte di Baunei sono i luoghi dove Mario Verin, (alpinista e fotografo) e Peppino Cicalò (architetto e presidente dell’italian alpin club di Nuoro) concepirono il percorso di trekking più selvaggio d’Europa.
La zona di Baunei, in pieno golfo di Orosei, è considerata dagli escursionisti di tutto il mondo, come la più incontaminata e dunque selvaggia della Sardegna. Partendo da Santa Maria Navarrese, il percorso del Selvaggio Blu, comprende le varie tappe e centri “nevralgici” di questo trekking mediterraneo: Pedra Longa, Portu Pedrosu, Cala Goloritzè, Su Feilau, Cala Sisine e gli altri punti esplorabili nelle variazioni del classico percorso Selvaggio Blu che comprendono Cala Mariolu, Cala Biriala S’Istrada Longa, Grotta del Fico.
La geologia
Selvaggio Blu è un’immersione non solo nella bellezza della natura, ma anche nella storia e nella geologia. La storia del pianeta, e della sua conformazione è ben visibile durante il percorso di trekking. Partendo da Santa Maria Navarrese, le fratture di granito nelle pareti rocciose risalgono addirittura all’era paleozoica.
Pietre di grandi dimensioni, spesse anche diversi metri, sono la costanza in questa zona. Rocce antiche, coperte da stratificazioni metaarenarie del periodo Cambrio-Ordoviciano, rocce metamorfiche e quarziti. Nel punto chiamato Pedra Longa il granito lascia spazio al calcare. Il golfo di Orosei è infatti ricco di formazioni calcaree.
Tra Santa Maria Navarrese e Cala Luna, i fortunati escursionisti del selvaggio Blu, si imbattono nella Grotta del Fico, grotta carsica generata probabilmente dall’effetto provocato dall’incontro tra l’acqua dolce del calcare e l’acqua salata del mare. La Grotta del Fico è raggiungibile a piedi o in barca, ed è aperta al pubblico dal 2003. Al suo interno c’è anche un lago formato dall’acqua del calcare.

Selvaggio Blu
Percorso di trekking di 40 chilometri, selvaggio, immerso nella natura e in uno scenario ad altro pregio ambientale, geologico e storicamente rilevante. Il percorso originale del Selvaggio Blu si completa in 4 giorni. In base alla propria preparazione, alcuni ci possono impiegare anche 6-7 giorni.
giorno 1 | giorno 2 | giorno 3 | giorno 4 | |
da | Pedra Longa | Porto Pedrosu | Cala Golorizè | Bacu su Feilau/ Padente |
a | Porto Pedrosu | Cala Golorizè | Bacu su Feilau/ Padente | Cala Sisine |
difficoltà | EEA | EE | IV+ | IV |
picco massimo di altezza | 770 m | 495 m | 485 m | 480 m |
lunghezza | 12 km | 9.5 km | 7.4 km | 7 km |
tempo stimato | 9 ore | 6 ore | 8 ore | 6 ore e mezza |
Giorno 1
Si inizia partendo da Pedra Longa direzione Portu Pedrosu. Percorso di 12 chilometri da percorrere in circa 9 ore. L’altezza massima che si raggiunge in questa prima fase del Selvaggio Blu è di 770 metri. La scala di difficoltà di arrampicata è la UAII che conferisce un livello di difficoltà per questo primo tratto di EEA. Una piccola vallata, il bosco e poi finalmente il mare. In questo primo tratto, l’emozione è palpabile sopratutto quando si passa sopra la Grotta dei Colombi, ci si imbatte in una serie di tronchi di ginepro che aiutano l’escursionista nella discesa verso Bacu Tenadili.
A questo punto, il segnale GPS inizia a scarseggiare, anzi va via del tutto. Si giunge quindi, in un’area tipicamente calcarea e il percorso di trekking inizia ad essere sempre più selvaggio e meno chiaro. L’ormeggio di Porto Pedrosu è però più vicino. In breve, si arriva a Portu Cuau dove ci si ferma per il campeggio.

Giorno 2
Il secondo giorno del Selvaggio Blu riparte da Portu Pedrosu, con l’obbiettivo di raggiungere Cala Goloritzè in circa 6 ore, passando per un altezza massima di 495 metri e un percorso che si distende per ben nove chilometri e mezzo. Meno complicato degli altri sentieri, il secondo giorno ha un livello di difficoltà escursionistica EE in base ala scala UAII.
Giorno 3
Il terzo giorno di Selvaggio Blu, si deve affrontare un percorso lungo quasi sette chilometri e mezzo, con livello di difficoltà IV+ e un tempo di percorrenza stimato in 8 ore. L’altezza massima che si tocca è pari a 485 metri. Stiamo parlando del tratto più difficile e impegnativo dell’intero Selvaggio Blu.
Il segnale GPS rimane un miraggio, la macchia mediterranea è folta e richiede molto impegno nel seguire il percorso esatto, tanto che in molti preferiscono “rallentare il passo” e affrontare questo tratto con più calma facendo anche qualche pausa.
C’è spazio anche per arrampicate su pareti rocciose, che arrivano fino a 20 metri (la più impegnativa) e per calate mediamente profonde (anche qui di una ventina di metri) mentre si attraversano diverse grotte e veri e propri boschi di montagna.
Giorno 4
Restano dunque gli ultimi 7 chilometri selvaggi. Il quarto, ed ultimo giorno di Selvaggio Blu si caratterizza per un percorso che partendo da Bacu Su Feliau intende portarci a Cala Sisine, premio indiscutibilmente meritato per tutti gli escursionisti. L’altezza massima che si raggiunge è di 480 metri e permette di scorgere panorami mozzafiato.
In sei ore e mezza si affronta una via classificata al livello IV di difficoltà nella scala UAII. La seconda tappa del Selvaggio Blu in ordine di difficoltà. Si inizia, passando da un tronco di ginepro in mezzo a quercie mastodontiche con l’obiettivo di passare un canale. Seguendo le indicazioni stampate sulle rocce si prosegue, si arriva vicini vicini alle falesie con strapiombi che danno sul mare, profondo. Blu.
Il percorso si avvia alla meta finale, passando per mulattiere e tornanti fino a giungere a Cala Sisine dove il blu del mare incanta gli occhi stanchi ma soddisfatti degli escursionisti. Il “ritorno alla base” può avvenire in barca, via mare o tramite auto fuoristrada, via terra.
Variazioni del Selvaggio Blu
Le guide del posto sono ideali per conoscere e provare non solo la versione originale di questo percorso di trekking, ma anche le variazioni del Selvaggio Blu. Opzioni più semplici da percorrere o addirittura più difficoltose, che comprendono location come Cala Biriala, S’Istrada Longa, Punta Giradili, Cala Sisine, Cala Goloritzè e Cala Mariolu.
Stagione ideale
La stagione ideale per cimentarsi nel trekking di Selvaggio Blu è quella primaverile e autunnale. Con i mesi di Settembre, Ottobre, Marzo, Aprile e Giugno considerati i migliori per praticare il sentiero selvaggio.
Altre info
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