La notizia ha fatto il giro del mondo e, dopo due anni di pandemia da Covid-19 non è una bella notizia. La causa, secondo gli scienziati, sarebbe da ricercare nello scioglimento dei ghiacciai provocato dal riscaldamento globale.
Leggi Tutto: Un virus rimasto congelato per 48.500 anni nel ghiaccio è tornato a vivere“Gli scienziati hanno scoperto sette tipi di virus rimasti congelati e sepolti per migliaia di anni nel permafrost siberiano e li hanno riportati in vita in laboratorio, dove si sono replicati. Nonostante possa sembrare molto rischioso, secondo il team di ricercatori questo genere di indagine è fondamentale nell’ottica del cambiamento climatico, tenendo conto che i ghiacci si stanno sciogliendo sempre di più rapidamente e gli organismi custoditi, magari evoluti in microsistemi ormai estinti, potrebbero comportarsi in modo imprevedibile e rappresentare una minaccia per la salute pubblica, avendo conservato la loro capacità infettiva. L’incremento delle temperature potrebbe infatti causare il risveglio di virus patogeni antichi. Per questo occorre essere preparati” rilancia un articolo pubblicato sul quotidiano Il Corriere della Sera.
Lo studio conclude che “Dopo i rapporti iniziali pubblicati più di 5 anni fa, questo studio conferma la capacità dei grandi virus a DNA che infettano Acanthamoeba di rimanere infettivi dopo oltre 48.500 anni trascorsi nel permafrost profondo. I nostri risultati estendono le nostre scoperte precedenti a 3 ulteriori famiglie o gruppi di virus: 4 nuovi membri dei Pandoraviridae, un membro dei Mimiviridae e un pacmanvirus. Un ulteriore pithovirus è stato anche rianimato da un campione particolarmente produttivo datato 27.000 anni fa che mostrava lana di mammut. Data la diversità di questi virus sia nella struttura delle particelle che nella modalità di replicazione, si può ragionevolmente dedurre che molti altri virus eucarioti che infettano una varietà di ospiti molto al di là di Acanthamoeba spp. può anche rimanere infettivo in condizioni simili. Tracce genomiche di tali virus sono state rilevate in un recente studio metagenomico su larga scala dell’antico permafrost così come nei sedimenti dei laghi artici. Includono patogeni umani e vertebrati ben documentati come poxvirus, herpesvirus e asfarvirus, sebbene in proporzioni inferiori rispetto ai virus che infettano i protozoi.” (Estratto e tradotto da biorxiv.org)
Perché è importante?
Se così fosse ci sarebbe il rischio di future nuove pandemie globali. Il motivo principale è che oltre allo scioglimento dei ghiacciai, l’Artico è sempre più interessato, e sempre più lo sarà, dalla presenza umana. Ci sono tante materie prime da estrarre e Russia, Usa e Paesi baltici sono sempre più interessati s contendersi quelle “terre”, o quei ghiacci per meglio dire.
Per “colonizzare” l’artico è necessario scoperchiare il permafrost, tutto il ghiaccio che si è accumulato nel corso non solo degli anni, ma addirittura dei millenni. Ed è proprio dal permafrost che potrebbero venire fuori ghiacci dove sono rimasti “intrappolati” virus potenzialmente pericolosi anche per l’uomo.
Non è detto che questo succeda per forza. I virus in questione, vecchi di millenni, sarebbero stati riattivati in laboratorio dagli scienziati, quindi non è detto che il processo di riattivazione del virus congelato avvenga in automatico, in modo naturale. La scoperta serve comunque a valutare l’importanza dell’argomento ed eventualmente ad essere pronti e reattivi se il peggio dovesse accadere.
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